Il mondo vegetale è letteralmente costellato da tanttissime varianti, che corrispondono a diverse migliaia di forme di vita che in molti casi sono state “addomesticate”, provenienti in precedenza da un contesto selvatico, alle nostre città, e tra le varianti più spiccatamente casalinghe spiccano le piante grasse, che secondo molti non necessitano di cure particolari, in quanto naturalmente disposte ad essere quasi autosufficienti, in modo specifico in merito all’innaffiatura.
Il termine pianta grassa spesso viene indicato per definire quelle con “le spine”, ma è più corretto utilizzarlo per definire una specie di vegetali ancora più ampio, definite piante succulente, ossia tutte quelle che naturalmente sono predisposte a “custodire” l’acqua all’interno della propria struttura e di consumarne in ridotta quantità.
Tuttavia come bisogna innaffiare le piante grasse?
Le piante grasse, quali non vanno innaffiate?
La definizione di pianta grassa, come spiegato, non definisce solo il tradizionale aspetto di vegetale con le spine, ma ad esempio anche altre varianti senza spine come le Euforbiacee e le Mesembriantemacee.
Tutte queste sono naturalmente preparate ad affrontare periodi di aridità anche molto prolungati, per questo motivo anche se disposte in ambienti meno proibitivi, restano portate per habitat caldi e secchi.
Tuttavia le piante grasse vanno assolutamente innaffiate, seppur in modo sensibilmente differente dalla maggior parte delle altre varianti: non essendo abituate alle precipitazioni, non è mai una buona idea innaffiarle direttamente, bensì il procedimento più corretto prevede l’immersione per alcuni istanti della sezione corrispondente al vaso in acqua, così da permettere in modo maggiormente naturale alla pianta di nutrirsi.
Questa procedura permette anche alla pianta di disfarsi delle impurità e dei sali minerali oramai non più utili alla stessa.
Le piante grasse soffrono ovviamente la sovrabbondanza di acqua ma anche una mancanza cronica, così come la presenza di calcare in grandi quantità , per questo motivo se possibile è meglio optare per dell’acqua poco “dura” ossia meno carica di calcare ed altri minerali che possono essere nocivi per la pianta (l’ideale sarebbe usare quella piovana oppure quella demineralizzata).
Importante verificare il drenaggio che deve essere presente in modo specifico per le piante grasse: dopo l’immersione infatti l’acqua deve fluire al di fuori del vaso (il sotttovaso per questo motivo non è mai consigliabile) in quanto le radici delle piante grasse non è predisposto a quantitativi sostenuti di umidità che le fanno facilmente marcire.
In estate in genere la pianta va idratata ogni 20-25 giorni ma varia in base all’ambiente e alla stagione, in sostanza quando il terreno si è eccessivamente inaridito.