La storia della lira è indiscutibilmente molto più antica rispetto a quanto siamo abituati a pensare, in modo specifico perchè i ricordi vanno inevitabilmente ad influenzare le numerose monete e banconote dal dopoguerra in poi, come le numerose tipologie che hanno corrisposto alle emissioni repubblicane, come la 5 lire.
La 5 lire infatti è stata tra le varianti più comuni e diffuse almeno fino agli anni 80, quando una sequela di eventi di tipo economico ha portato nuovamente la lira a svalutarsi in modo massiccio ed a portare la dismissione di numerosi esemplari minori di moneta, oramai ritenuti meno utili nel complesso.
Ma la 5 lire è oggi una emissione sia molto antica che particolarmente interessante, in modo specifico se si fa riferimento specifico ad alcune tipologie precise.
5 lire rare: se le hai sei ricco!
Il “taglio” da 5 lire fa parte delle diverse tipologie di monete che hanno iniziato a diffondersi fin dai primi periodi del Regno d’Italia, anche se allora costituiva una moneta dall’elevato e rilevante potere d’acquisto, mentre le due versioni repubblicane, disposte a partire dal 1946, sono state concepite come moneta comune, come evidenziato anche dalla loro struttura in lega di alluminio chiamata Italma.
La prima 5 lire è stata sviluppata nel 1946 ed è stata coniata fino al 1950: si tratta della variante Uva, in quanto presenta sulla “faccia” principale proprio un grappolo d’uva, mentre l’altro lato è dominato da una testa di profilo femminile con una fiaccola in mano. Le 5 lire sono state tra le prime monete coniate durante le prime fasi della repubblica, assieme alle varianti da 1 e 2 lire.
Se in buono stato, tutte le Uva sono interessanti, un esemplare degli ultimi anni vale da 10 fino a 50 euro a seconda dello stato di condizione, mentre una del 1946 è sensibilmente più rara delle altre e comprende un valore anche storico rilevante: quello collezionistico le fa valere da 200 euro fino a oltre 1000 sempre a seconda delle condizioni.
Le più rare sono però queelle del 1947, annata in cui la produzione è stata molto risicata: per questo motivo un pezzo vale da 250 euro fino a oltre 1600 euro se in Fior di Conio.
Dal 1951 è stata coniata invece la variante Delfino, sicuramente la più longeva, essendo stata sviluppata fino al 2000.
In questo caso per ambire ad un guadagno maggiore è essenziale “puntare” su esemplari rari come quelli del 1956, che sono sicuramente i più rari sempre per una questione di pochi esemplari prodotti.
Un pezzo vale infatti da 50 euro se in buono stato fino ad oltre 3000!