A dispetto delle forme di crisi, il mutuo resta la forma più conveniente e tra quelle maggiormente conosciute nell’ottica che porta un cittadino privato ad acquisire il possesso di un immobile attraverso una forma di “prestito” o finanziamento certificato da un intermediario che attraverso un compenso costante, rende possibile l’operazione attraverso varie forme di tasso, variabile o fisso. L’attuale contesto finanziario che appare instabile anche per livelli di inflazione ha visto un aumento di circa mezzo punto percentuale.
Tasso fisso e tasso variabile per il mutuo: ecco cosa conviene davvero
Ma quale scegliere attualmente tra Tasso fisso e tasso variabile? I livelli di inflazione alti infatti hanno causato un aumento progressivo della rata che può anche superare il 15 % rispetto alle rate di un anno fa.
Per tasso fisso si indica un tasso d’interesse che non oscilla in base all’andamento dei mercati finanziari, mentre ovviamente il variabile viene modificata nella rata anche dal punto di vista sensibile, a seconda delle tendenze di mercato.
Strutture sovranazionali come la Banca Nazionale Europea ha dovuto propendere con un aumento dal 3 % al 3,50 %.
In linea di massima, se siamo intenzionati ad aprire un mutuo in questo periodo la rata iniziale del variabile è oggi più competitiva, anche le differneze sono minori rispetto al passato. Molto dipende anche dall’importo del mutuo e dalla sua durata.
Uno dalla durata di 15-20 anni potrebbe far propendere la decisione verso quello variabile, in quanto anche eventuali nuovi aumenti dovuti ad una condizione di crisi come quella attuale può influire solo in una parte relativamente ridotta, mentre un mutuo più “sostanzioso” ad esempio necessario per l’acquisto di una prima casa o la costruzione di un immobile potrebbe effettivamente portare ad una forma di tasso fisso in coondizioni più convenienti.
E’ bene ricordare che in tutti i casi è possibile “cambiare” la forma di tasso anche con un mutuo già in corso.