Fatturato raddoppiato rispetto all’industria agroalimentare. Il Vice Ministro Olivero: <<Ora si trovino soluzioni che possano ridurre lo squilibrio tra Nord e Sud>>
La crescita, nonostante la crisi: il fatturato della cooperazione agroalimentare ha registrato un incremento quasi doppio rispetto all’industria alimentare del Paese (+9% contro +5%), nonostante gli anni economici più neri (2011-2013). A dimostrarlo sono gli studi effettuati dall’Osservatorio della Cooperazione agricola italiana, istituito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e sostenuto dalle quattro Organizzazioni di rappresentanza delle cooperative dell’agroalimentare (Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agrialimentare ed Unicoop). Il rapporto, presentato lo scorso giovedì 28 gennaio presso il Palazzo della Cooperazione a Roma, ha fornito un identikit sempre più corposo del comparto. I numeri, elaborati da Nomisma, che ha svolto la ricerca, collocano l’Italia al terzo posto per fatturato nella speciale classifica Ue della cooperazione agroalimentare e al primo posto per numero di imprese, rispettivamente con quote del 10% e del 27% sul totale delle compagini europee. I dati parlano di 36,1 mld di euro di fatturato annuo (2013) prodotto dalle 5.024 imprese collettive associate, con 92mila addetti e quasi 816.000 adesioni.
Crescita nel Sud, politiche di branding ed export: sono queste le tre parole d’ordine del post crisi per il sistema della cooperazione agroalimentare italiana su cui ha fatto leva l’incontro. A moderarlo c’era Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del Tg1, che ha definito le “strade” della partecipazione e della cooperazione economica importantissime per il settore dell’agroalimentare.
Per Giorgio Mercuri, Presidente di Alleanza delle Cooperative– settore Agroalimentare, “i dati evidenziati dall’Osservatorio se da una parte sono importanti e confermano il sistema vincente della nostra cooperazione, dall’altra indicano che ci sono ampi margini di miglioramento. E’ vero infatti- ha proseguito Mercuri– che non possiamo ancora parlare di modello italiano della cooperazione se prima non omogeneizziamo, anche in termini di valore prodotto, il sistema associativo su tutto il territorio nazionale e se non proseguiamo nel processo di aggregazione e potenziamento delle nostre cooperative. In questo modo i nostri prodotti- ha concluso- potranno contare di più sui mercati internazionali, che costituiscono il futuro sempre più prossimo per le nostre organizzazioni”.
Se è vero che la cooperazione agroalimentare è trasversalmente presente sul tutto il territorio italiano, non si può trascurare, ancora una volta, il gap tra Nord e Sud, con il settentrione che detiene il primato della produzione di ricchezza: con il 44% delle cooperative, genera l’82% del fatturato del sistema. Il fatturato medio al nord è pari a 13,3 mln di euro, contro appena 2 mln al sud e la forte localizzazione al Nord del ristretto numero di cooperative di maggiori dimensioni non fa altro che contribuire ad incrementare il divario tra Settentrione e Meridione. Si è parlato anche di internazionalizzazione ed export: secondo la ricerca di Nomisma, negli ultimi anni la cooperazione ha ampliato le sue vendite sui mercati internazionali raggiungendo un valore di 6mld di euro, pari al 18% del valore complessivo dell’export agroalimentare italiano.
Per la responsabile Cooperazione di Nomisma Ersilia Di Tullio, che ha presentato la ricerca, “la cooperazione italiana ha retto l’onda d’urto della crisi. Superata questa fase occorre guardare avanti e porsi nuovi obiettivi di crescita, guardando a quel che avviene oltre i confini nazionali. In Francia, ad esempio, la cooperazione agroalimentare, con un numero di imprese pari a poco più della metà dell’Italia e quasi 85mld di fatturato, rappresenta il 40% della produzione alimentare. Altro aspetto significativo dei francesi- per Di Tullio -, è l’efficacia nel valorizzare i propri prodotti attraverso politiche di marca, con 1 brand alimentare su 3 che appartiene alla cooperazione”.
Presenti all’incontro alcuni responsabili di aziende del settore. Tra questi c’era Giampiero Calzolari, Presidente Granarolo, che ha indicato <<la responsabilità come parola d’ordine del momento. I numeri- ha detto- ci consegnano degli obblighi concreti ed è importante che ci sia un comune sentire tra la politica e chi fa quest’attività cooperativa tutti i giorni. Abbiamo importanti obiettivi ma sappiamo anche che contemporaneamente il mondo agricolo vive un quotidiano fatto anche di grandi difficoltà. La globalizzazione per il mondo cooperativo- ha concluso Calzolari– diventa una sfida epocale e quindi servono strumentazioni adeguate per far fronte a questa situazione>>.
Gli ha fatto da eco il Vice Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Andrea Olivero: “Il settore agroalimentare- ha detto Olivero intervenendo a conclusione dell’incontro- oggi più che mai è al centro dell’attenzione del Governo e della politica economica, come dimostrano le scelte perseguite in questi mesi tese ad una visione del settore che ha come punti di forza l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la semplificazione, l’accesso al credito. Il mondo della cooperazione, e i dati lusinghieri che sono stati presentati oggi lo dimostrano, è in grado di valorizzare più di un terzo della produzione agricola nazionale, ha una notevole propensione all’export delle nostre eccellenze agro-alimentari. Dobbiamo certamente trovare soluzioni che possano ridurre lo squilibrio che anche quest’anno ritroviamo tra Nord e Sud, una sfida da perseguire collettivamente come sistema paese. Perciò il mio impegno oggi è di proseguire quel lavoro di squadra finalizzato a garantire sul piano legislativo e normativo quanto risponde ai fabbisogni di questa agricoltura rinnovata che ha in sé la valorizzazione dei prodotti, dei territori, delle tradizioni e delle persone”.